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COSA SAREBBE SUCCESSO SE PICASSO FOSSE NATO FEMMINA?
12/10/2022

COSA SAREBBE SUCCESSO SE PICASSO FOSSE NATO FEMMINA?


di Sofia Alberti, Art Department di Pavesio e Associati with Negri-Clementi


Era il 1971 quando venne chiesto a Linda Nochlin (New York, 1931 – 2017), nota storica dell’arte e scrittrice statunitense: “Why have there been no great women artists?”. La sua risposta non si fece attendere, e nel gennaio dello stesso anno pubblicò su ARTnews un articolo decisamente provocatorio, a cui seguì un saggio che segnò la nascita di una nuova consapevolezza sulla posizione sociale delle donne nella storia dell’arte.

L’arte, sia per quanto riguarda l’evoluzione dell’artista sia per la natura e la qualità dell’opera in sé, è l’esito di una situazione sociale, della cui struttura è elemento integrante, mediata e determinata da specifiche e ben definite istituzioni.

Ed ecco qui la risposta tanto desiderata: l’evoluzione dell’artista come esito di una situazione sociale che, come ben sappiamo, non è certo favorevole alle donne. Numerosi, infatti, sono stati gli ostacoli posti nel loro percorso formativo, dalle restrizioni istituzionali ai pregiudizi sociali, dall’impedimento alla frequentazione delle lezioni di nudo presso le accademie (materia principe dei programmi accademici tra il Cinquecento e il Seicento fino all’Ottocento) alla cura della famiglia e della casa. Se non era consentita alle donne una totale dedizione alla professione, come si può pretendere di paragonare il loro lavoro a quello dei colleghi uomini?
Come possiamo, dunque, rispondere alla domanda posta all’inizio?
Dovremmo, forse, rispondergli con un'ulteriore domanda: per esempio, cosa sarebbe successo se Picasso fosse nato femmina?
O se il Signor Ruiz, padre del maestro spagnolo, avesse dato a Pablita le stesse attenzioni e gli stessi incentivi per coltivare il proprio talento?



Jennifer Packer, Fire Next Time, 2012. Courtesy Sotheby's New York


La storia dell'arte femminista è lì per creare problemi, per mettere in discussione, per arruffare le piume.”

Qua la Nochlin fa esplicito riferimento alle artiste – definite in seguito – old mistresses come Artemisia Gentileschi, Lavinia Fontana o, ancora, Rosalba Carriera che hanno “arruffato” le piume ai propri colleghi uomini durante tutto il XVI secolo.
Oggi, tuttavia, ci si chiede se a un cambio d’epoca corrisponda anche un cambio di paradigma.
Analizzando il segmento di mercato Ultra-Contemporary Art, tramite il più recente report pubblicato a ottobre 2022 da Artprice, parrebbe proprio di sì.
Si pensi che 7 dei 10 artisti under 40 più quotati in asta nel primo semestre dell’anno corrente, sono donne.




Artists under 40 female majority in the Top 10 new auction records © artprice.com


E, sebbene nella classifica generale per fatturato il gradino più alto sia occupato da un uomo, Matthew Wong (1984-2019), il ranking per record generato da singola opera è rosa. In particolare, è dominato da tre giovanissime artiste: Avery Singer (New York, 1987) e la sua grande tela "Happening" (2014) che ha generato ben $5,25 milioni, la segue Christina Quarles (Chicago, 1985) con $4,52 milioni raggiunti da "Night Fell Upon Us Up On Us" (2019) e, chiude il podio, Jennifer Packer (Philadelphia, 1984) che, alla sua seconda apparizione in sala, ha fatto letteralmente girare la testa ai presenti, fermandosi a quota $2,34 milioni con l’opera "Fire Next Time" (2012) che ha quadruplicato la stima bassa.



Avery Singer, Happening, 2014. Courtesy Sotheby's New York


La visibilità delle donne e la loro valorizzazione è una questione ormai molto dibattuta in tutto il mondo e in quasi tutti i settori. Dopo i provocatori poster delle Guerrilla Girls, femministe newyorkesi dedite alla lotta contro il sessismo e il razzismo nel mondo dell’arte, che nel 1987 mostravano la disuguaglianza razziale e di genere con scritte come:

“Do Women Have To Be Naked To Get Into the Met. Museum? Less than 5% of the artists in the Modern Art Sections are women, but 85% of the nudes are female.”



Guerrilla Girls, Do Women Have to Be Naked to Get Into the Met. Museum, 1989. © Guerrilla Girls. Courtesy guerrillagirls.com.


Oggi anche le istituzioni museali sembrano aver compreso l’importanza di dare una smossa alle proprie collezioni come i galleristi che sempre più di frequente decidono di promuovere nuove giovani artiste, facendole entrare in modo definitivo nelle proprie scuderie.
I segnali, dunque, sembrano buoni e fanno ben sperare in una considerevole e necessaria riduzione di gap di genere che da troppo tempo osserviamo. E’, tuttavia, un percorso molto lungo e complesso e solo grazie a un costante richiamo d’interesse e una profonda sensibilità globale sull’argomento si potrà effettivamente parlare di una nuova visione condivisa e di una buona base per una maggiore parità futura.






Appassionata di arte contemporanea e windsurf, Sofia Alberti fa parte dell’Art Department di Pavesio e Associati with Negri-Clementi. Si è laureata presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia in Filosofia e Beni Culturali con una tesi sulla valorizzazione delle giovani artiste e si è specializzata in management e giornalismo con un master presso la RCS-Academy. Tra le sue esperienze professionali figurano una galleria d'arte contemporanea e un ufficio stampa specializzato nel settore.

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