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Il laboratorio del futuro - Biennale di Venezia 2023
29/05/2023

Il laboratorio del futuro - Biennale di Venezia 2023

Lesley Lokko è cresciuta in Africa, ha studiato negli Stati Uniti e in Inghilterra. Laureata in Architettura, ha insegnato presso l'università di Città del Capo in Sud Africa e ad oggi vive tra Accra e Londrai dove diffonde la sua arte ed architettura tra Africa, Europa (principalmente Inghilterra e Francia) ed America.
Avendo avuto così tanto successo, è stata nominata curatrice della mostra Internazionale di Architettura dal titolo "The Laboratory of the Future", organizzata dalla Biennale di Venezia che avrà luogo nei giorni 18 e 19 maggio, mentre la cerimonia di premiazione e inaugurazione si svolgerà sabato 20 maggio 2023.
Negli ultimi mesi, in numerose conversazioni, messaggi, videochiamate e riunioni, Lesley Lokko si è domandata più volte che cosa significasse cambiare il panorama artistico, cercando di capire se esposizioni di questo genere, sia in termini di emissioni di carbonio sia di costi, possano essere giustificate. A maggio dell’anno scorso l'artista ha accennato più volte alla mostra come una narrazione che si espande nello spazioma ad oggi la sua visione è totalmente cambiata, diventando un vero e proprio processo. Lokko prende in prestito struttura e formato dalle mostre d’arte, ma si distingue per aspetti critici che spesso vengono ignorati o minimizzati. Oltre al desiderio di raccontare una storia, tra cui le questioni legate alla produzione, alle risorse e alla rappresentazione sono centrali nel modo in cui una mostra di architettura viene al mondo, eppure vengono riconosciute e discusse di pochissimo. The Laboratory of the Future per questa ragione rappresenta il “cambiamento”.
Come sottolinea l'artista: "Per la prima volta, i riflettori sono puntati sull’Africa e sulla sua diaspora, su quella cultura fluida e intrecciata di persone di origine africana che oggi abbraccia il mondo".



Ma come funziona la mostra?
L'esposizione di divide in sei part e comprende 89 partecipanti, di cui oltre la metà provenienti dall’Africa o dalla diaspora africana. Il focus si pone sull’equilibrio di genere che è paritario e l’età media dei partecipanti è di 43 anni, mentre scende a 37 nella sezione "Progetti Speciali della Curatrice", in cui l'artista più giovane ha 24 anni. Quasi la metà dei Partecipanti considera la formazione come una vera e propria attività professionale e, per la prima volta in assoluto, la maggior parte degli architetti proviene da studi a conduzione individuale o composti da un massimo di cinque persone. In tutte le sezioni della Mostra, oltre il 70% delle opere esposte è stato progettato da studi gestiti da un singolo o da un team molto ristretto.
Come evidenzia Lokko: "Al cuore di ogni progetto c’è lo strumento principe e decisivo: l’immaginazione, è impossibile costruire un mondo migliore se prima non lo si immagina". La mostra inizia nel Padiglione Centrale ai Giardini, dove sono stati riuniti 16 studi che rappresentano un misto di "Force Majeure" (Forza Maggiore) della produzione architettonica africana e diasporica. L'esposizone viene poi traslata nel complesso dell’Arsenale, con la sezione "Dangerous Liaisons" (Relazioni Pericolose) ed affiancata a quella dei "Progetti Speciali" della Curatrice, che per la prima volta è esposta secondo i criteri dell'artista ed occupa gli stessi spazi delle altre mostre. In entrambi le zone sono presenti ulteriori opere di giovani artisti africani e diasporici il cui lavoro si confronta direttamente con i due temi della Mostra, la decolonizzazione e la decarbonizzazione.

Redazione Online

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