31/03/2021
È nei “piccoli mondi” di Alice Serafino che digitale ed analogico si incontrano
Soprattutto nell’ultimo periodo, stante alcune follie di mercato, quando pensiamo ad un giovane artista la nostra mente vola verso astruse tecniche digitali intrecciate a connessioni web e crypto valute.
Invece
Alice Serafino, torinese, classe 1980, con la delicatezza che contraddistingue le sue opere, che si impongono in punta di piedi allo spettatore, ci dimostra come il digitale sia sì strumento di lavoro fondamentale, assieme però ad una creatività che si esprime con tecniche antiche, quali la cianotipia.
Il suo bisogno di “sporcarsi le mani” riporta il nostro immaginario all’essenza del lavoro artistico.
Digitale e analogico vanno così a braccetto, senza scontrarsi, ognuno impegnato nel proprio campo di competenza, uniti nell’obbiettivo di agevolare l’espressività dell’artista demiurgo.
La bellezza delle opere di Alice risiede nel riuscire ad esprimere siffatti importanti concetti con leggerezza ed eleganza, senza strepiti, dimostrandoci come la vera forza di un’opera d’arte risieda nella potenza dell’espressività che non ha bisogno di sovra strutture mediatiche per imporsi.
Le opere di Alice parlano già da sé e sarà lei stessa a guidarci nel suo processo creativo nelle prossime righe.
E.R. Alice, cosa significa oggi, in Italia, essere una giovane artista a tempo pieno? Ci si divide tra difficoltà quotidiane da affrontare, ma anche riconoscimenti, incontri interessanti, premi e possibilità espositive. Ci racconti la tua esperienza?
A.S. Sto effettivamente cominciando a raccogliere alcuni frutti di una moltitudine di semi che ho sparso con costanza, tenacia e tanta fiducia nel corso degli ultimi dieci anni. Da tre anni e mezzo mi dedico esclusivamente a tutto ciò che concerne la mia arte. Di difficoltà, non lo nego, ne ho incontrate tante: dal dover imparare a gestire autonomamente tutto il contorno pratico, al superare momenti di crisi e sconforto, al far combaciare un lavoro 24/24h con la famiglia. Ma il fatto stesso di aver sconfitto di volta in volta le difficoltà più disparate, insieme ai riconoscimenti che sono arrivati spesso proprio nei momenti più bui e incerti, mi ha dato la carica e l'energia necessarie per andare avanti, testarda e anche un po' folle a tratti, visualizzando sempre una possibilità davanti a me.
E.R. Passando al tema “premi per creativi”, è stato proprio un concorso, il “Be Art Builder” che ti ha permesso di iniziare la proficua collaborazione con Tivarnella Art Consulting. Ce ne parli?
A.S. Nel 2019 ho partecipato al “LYNX International Prize of Contemporary Art” di Trieste presentando “Naturalia Tavola IV”, una cianotipia del 2016, grazie alla quale ho vinto il premio “Be Art Builder”, che consisteva in una collaborazione annuale con Tivarnella Art Consulting. Era novembre 2019 e abbiamo cominciato da subito a lavorare a diversi progetti. Il 15 febbraio 2020 abbiamo inaugurato la mostra personale “La Stanza delle Meraviglie” curata da Enea Chersicola. Lo stesso mese è stata pubblicata sul numero 196 di JULIET (feb-apr 2020) l'intervista “Le Ombre Blu” di Samantha Benedetti e da qualche mese è stata inserita una selezione di fotogrammi proprio sulla piattaforma ARTSAIL. La collaborazione con Tivarnella Art Consulting è stata davvero proficua e sono molto contenta e soddisfatta perché abbiamo ancora diversi progetti in cantiere per il futuro.
E.R. In un’epoca tutta orientata al digitale, soprattutto in quest’ultimo periodo di follie del mercato, hai scelto di esprimere la tua creatività recuperando ed utilizzando tecniche antiche, quali la cianotipia. Come mai?
A.S. Vivo e lavoro nel presente e il digitale fa parte della mia quotidianità. Comunico attraverso varie chat ed e-mail, gestisco i miei profili social, utilizzo diversi programmi e applicazioni di fotoritocco e impaginazione. Curo il mio sito e pubblicizzo i miei eventi online. Tutto questo fa parte di un contorno indispensabile per il mio lavoro. Invece la parte creativa, il fulcro, il nucleo nella maggior parte dei casi lo realizzo attraverso procedimenti analogici e manuali. L'utilizzo e il recupero di antiche tecniche, dalla fotografia all'incisione, mi permette di sviluppare un'idea in maniera diretta. Il banale atto di sporcarsi le mani per me è un'immersione totale in ciò che faccio. Senza filtri, senza schermi. A volte senza la possibilità di tornare indietro, ma forse è proprio questo il bello! Immergere le mani nelle acque del lavaggio delle cianotipie, aspettare i tempi di morsura dell'acido sulla lastra di zinco, tagliare la carta manualmente, attendere che le opere asciughino all'aria per ore. Sono tutte operazioni sicuramente un po' anacronistiche per l'era digitale, ma personalmente sono proprio questi gesti ripetitivi e antichi, uguali oggi e ieri, che mi riconnettono con la parte più creativa e istintiva di me.
E.R. Altro elemento per te fondamentale è la carta. Ci descrivi il suo utilizzo e soprattutto il significato che tu attribuisci a questo medium all’interno del tuo percorso creativo?
A.S. La carta è praticamente in ogni mia creazione. Nelle opere di fotografia (cianotipie e fotogrammi) e nelle incisioni, la carta è il supporto fondamentale. La scelgo con cura e, dove è necessario, la taglio manualmente per restituire all'opera finale un aspetto unico e artigianale. Nei miei collage la carta diventa anche soggetto. Sono un'amante degli oggetti usati, tra i quali per esempio spartiti musicali, riviste d'epoca e vecchie fotografie. Mi affascina la carta marmorizzata. Conservo la maggior parte dei provini in cianotipia e delle prove di colore che faccio quando dipingo con l'acquerello. La fusione di tutti questi elementi è ciò che dà vita alle mie opere su carta.
E.R. Scorrendo appunto le tue opere ho notato molto spesso l’uso di vecchie fotografie o manufatti del passato. Se non sbaglio tu stessa ami definirti una “collezionista compulsiva” di oggetti d’altri tempi. Quanto questa tua passione si riflette nel tuo lavoro?
A.S. Lo spirito che mi spinge ad accumulare carte e foto vecchie è lo stesso che mi sprona a collezionare oggetti, i più strampalati. Nel medesimo contenitore nel mio studio possono convivere un francobollo, una piuma, una cavalletta e una spilla da balia. Non c'è coerenza in ciò che conservo se non l'averci visto “qualcosa”, il barlume di un'esistenza alternativa, una trasparenza o altro che non so neppure spiegare.La maggior parte degli oggetti che sono raccolti nello studio mi servono per realizzare i miei fotogrammi. Li appoggio sulla carta fotografica e la loro impronta, spesso accostata a quella di un’altra suppellettile, racconta una storia, diversa dal medium di partenza: un altro racconto.
E.R. Ci descrivi una delle tue creazioni, esposta sulla piattaforma Artsail, che meglio riflette la tua poetica e stile?
A.S. Sicuramente l'opera “Zeppelin” racchiude e riflette molto bene la mia poetica. Mi piace esprimermi in modo semplice e chiaro, seppur attraverso un linguaggio non convenzionale. Evocare piuttosto che descrivere. Togliere piuttosto che aggiungere. Nello “Zeppelin” ci sono solo due elementi, un uomo e una piuma. Le proporzioni non sono realistiche e questo probabilmente è ciò che permette di spostare la lettura da una chiave oggettiva ad una soggettiva. La piuma è un oggetto semplice che mi evoca molti ricordi: l’infanzia, i giochi, mia nonna, la scrittura, gli uccelli, il volo e per estensione il viaggio. Mi piace l'idea di riuscire a stimolare l'immaginazione di chi guarda, in modo che si possa immergere in modo personale dentro le mie opere. Penso che ognuno di noi, dentro una semplice piuma, possa vederci un mondo, il proprio mondo, simile ma diverso dagli altri e per questo unico e meraviglioso.
E.R. Puoi anticiparci alcuni dei tuoi progetti futuri?
A.S. Ho sempre troppo poco tempo rispetto a tutte le cose che vorrei realizzare, quindi mi trovo a dover selezionare su cosa concentrarmi sacrificando il resto, che in realtà in questa stasi decanta e migliora. Attualmente mi sto dedicando ad un progetto in collage e ad un altro totalmente in camera oscura.I prossimi appuntamenti espositivi riguarderanno due eventi importanti: sarò presente con Tivarnella Art Consulting alla Fiera Internazionale di Arte Contemporanea ART3F che si terrà a Monaco a fine agosto 2021. Invece, dal 2 al 24 ottobre 2021 l'opera “Naturalia Tavola VI” sarà esposta negli spazi dell'Arsenale Nord di Venezia insieme alle altre opere finaliste del Premio Arte Laguna.
Genovese di nascita, milanese d’adozione, Elisabetta Roncati ha deciso di unire formazione universitaria economica/manageriale e passione per la cultura con un unico obbiettivo: avvicinare le persone all’arte in maniera chiara, facilmente comprensibile e professionale. Interessata ad ogni forma di espressione artistica e culturale, contemporanea e non, ha tre grandi passioni: l’arte tessile, l’arte africana e l’arte islamica.
Consulente in ambito arte, crede fermamente che la cultura abbia il potere di travalicare i confini delle singole nazioni, creando una comunità globale di appassionati e professionisti.
Nel 2018 ha fondato il marchio registrato Art Nomade Milan, con cui si occupa di divulgazione digitale sui principali social media.
Perché, “L’arte è un incidente dal quale non si esce mai illesi” (Leo Longanesi).