
di
Giulia De Sanctis
Desirée Patterson è una
fotografa canadese rappresentata da diverse gallerie tra cui la
Whistler Contemporary Gallery e vive attualmente nei territori non riconosciuti Musqueam, Squamish e Tsleil-Waututh, a Vancouver, nel
British Columbia.
La sua carriera è iniziata documentando i suoi
lunghi viaggi in giro per il mondo durante i quali ha osservato spesso ambienti di forte degrado e fatiscenti.Queste esperienze hanno avuto
un impatto profondo su Patterson e hanno ispirato i temi della sua pratica artistica: essa consiste nell’
acquisizione di immagini digitali e nella sua
post-manipolazione di forma, aspetto e orientamento, trasformando strati eterogenei in composizioni unificate.
Si creano così sia
paesaggi industriali che si intrecciano perfettamente con la figura umana, come nella serie
Éveil (2018) in cui Patterson vuole mettere in contatto gli spettatori con la propria appartenenza al mondo naturale, che
paesaggi montani che incarnano l’idea di fusione nell’astrazione come nella serie
Point de Fusion (2018), con l’intento di creare una consapevolezza del cambiamento climatico della Terra.
Desirée Patterson, Point de Fusion, 2018, courtesy of the artist
Le serie Anthropocene; The Present I e Anomaly
Desirée Patterson è un’artista e un’attivista consapevole delle dure realtà che la Terra sta attraversando. Tra previsioni funeste e disastri globali, l’artista cerca la bellezza e la grazia del mondo in cui viviamo e sprona all’azione collettiva.
I suoi temi chiave includono quindi la sostenibilità, le questioni ambientali, la giustizia sociale e il rapporto distopico dell’umanità con la natura, come nel caso della serie Anthropocene; The Present I (2019) che, ispirata al periodo di tempo geologico in cui l’uomo ha avuto un forte impatto sulla Terra con l’aumento dell’utilizzo di combustibili fossili come fonte di energia, l’industrializzazione dell’agricoltura, l’urbanizzazione e infine la globalizzazione, l’artista raffigura scene industrializzate con una presenza umana fortemente distruttiva, pronosticando la scomparsa e il decadimento del mondo naturale.
Un altro esempio è la serie Anomaly (2020), la quale fonde fotografie glaciali con doppi strati di colore, creando delle immagini binarie calde e fredde che evidenziano sia la fragilità delle calotte glaciali del Nepal, sia l’imminente crisi climatica in arrivo nella regione - la tonalità rossastra presente in un terzo di ogni paesaggio illustra l’entità della perdita glaciale per il prossimo secolo -.

Desirée Patterson, Anomaly, 2020, courtesy of the artist
Patterson ha realizzato e realizza anche progetti di arte pubblica per la città di Richmond come il BC Children’s Hospital dove ha creato cinque murales per il nuovo Acute Care Centre raffiguranti la flora e la fauna locali per esplorare in maniera giocosa l’ecologia del British Columbia.
Dopo aver conseguito il diploma di liceo linguistico, l’amore per l’arte ha portato Giulia De Sanctis (Torino, 1998) a laurearsi in Comunicazione e Valorizzazione del Patrimonio Artistico presso l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Ha collaborato con gallerie d’arte torinesi come assistente, occupandosi della catalogazione delle opere, di allestimento delle mostre e dell’ufficio stampa. Collabora attivamente con diverse riviste e testate web del settore artistico.