Ezio Tambini in una sua affermazione definisce il Bello come elemento che non può mancare in un’opera, essendo un valore che merita di essere perseguito. É, questa, una battaglia che personalmente combatto da diversi anni. Il Bello deve essere il minimo comun denominatore tra tutte le opere d’arte. Il gusto è un’altra componente delle opere dell’artista, senza il quale l’arte diverrebbe autoreferenziale e autocelebrativa, ma soprattutto disgustosa e patologica. Nelle sue opere emerge una grande capacità comunicativa; la sua abilità non risiede solo nel fatto che riesca a mantenere l’attinenza con l’oggetto o il soggetto dal vero, bensì che riesca a fare emergere la sua sensibilità, la sua passione, la sua grande devozione. Ammirando i suoi dipinti si nota una tecnica che produce sull’osservatore un forte impatto visivo; i colori utilizzati sono equilibrati, armonici e, oserei dire, musicali. Il potere incredibile che possiede la tavolozza si spinge oltre i sogni, diventando per l’artista una forza dalla magnificenza fiabesca. Tambini ricerca la perfezione nelle sue creazioni, arricchendo di particolari i suoi meravigliosi ritratti. Ogni elemento rappresentato trasmette, con il solo ausilio visivo, la sensazione di poter sfiorare e conoscere la consistenza dei tessuti, della pelle e di ogni componente delle sue produzioni. Le nature morte sembrano prender vita, attraverso il gioco sulla luminosità dei colori, che brillano negli occhi di chi fruisce delle sue eccezionali creazioni. Attraverso le opere di Tambini comprendiamo la vera magia dell’arte: la rappresentazione artistica arriva persino a migliorare la realtà che vediamo attraverso i nostri occhi.
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