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Julian T

 

Julian T

E’ futurista ma non provoca. E’ provocatoria ma non dà scandalo. E’ scandalosa perché fa di un gesto la bellezza assoluta. E’ impact, pittura ad alto tasso emotivo. L’ha inventata Julian T., un ragazzo che vive in una città di mare e che con la sua proposta vorrebbe girare il mondo. Sfidandolo, macchiandolo.

Intanto non ha perso tempo ed è salito su un dirigibile durante la Biennale di Venezia, in anticipo rispetto al progetto di una finta campagna pubblicitaria ideata dall’artista messicano Héctor Zamora, Sciame di dirigibili.

Julian trasforma la sfida in possibilità, come quella di firmare la sua autocandidatura in laguna facendo cadere dal cielo una boccia di colore. Una macchia nera, schizzo grafico e calligrafico, è la sua cifra espressiva.

Parlare di pittura sarebbe riduttivo e la sola performance confinerebbe la sua azione in una pratica troppo concettuale. Gli interventi di Julian T. devono molto alla Process Art e all’Action Painting ma la mettono in scena secondo lo spirito del “decennio breve”. Vuole lasciare una traccia e sa di poterlo fare. E’ figlio della società dell’immagine e di una cultura che usa il tweet come sinonimo di semplicità e immediatezza.

Tutto accade realmente e si compie e cristallizza in un’icona che buca il tempo.

Julian T. ha in mente di far esplodere ancora i suoi colori, impattando su tele monocrome. L’effetto è davvero sorprendente ed elegante. Sappiamo che “impatto” è anche sinonimo di “effetto” e vuol dire anche scontro, collisione, contatto…



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