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Luca Carraro

 

Luca Carraro

Luca Carraro (Dolo, 18.11.1979) fin da bambino nutre un interesse per il disegno e la pittura.

In adolescenza rimane letteralmente affascinato dall’arte in generale e in modo particolare dalla cultura underground della body-art. Frequenta un istituto di grafica pubblicitaria e si dedica per conto proprio allo studio dell’arte sui libri e frequentando mostre, apprendendo le nozioni dei grandi maestri da autodidatta. Inizia a dipingere nel 2002 cercando di capire come smuovere la propria creatività alla ricerca di uno stile personale.

Nel 2005 intraprende la propria carriera come tatuatore.

Contemporaneamente frequenta per 3 anni un corso da privato di tecniche pittoriche. Nel 2010 apre il proprio studio di tatuaggi, il “Wild boys tattoo ’n’ art atelier”, studio che tutt’oggi funge da punto focale per la produzione e visione dei suoi lavori.
Dedito al lavoro come tatuatore, contemporaneamente produce le proprie opere “spesso su commissione”, organizzando mostre nei locali del territorio in cui vive e nel suo atelier.

Dice di sé
Anche se affermato come tatuatore da 17 anni a questa parte, trovo l’atto di dipingere molto più appagante e liberatorio. Nel tatuaggio esistono fin troppe regole dettate dalla scarsa fantasia del committente e dall’eterna battaglia contro l’ego smisurato degli addetti ai lavori. Negli ultimi anni si può dire che la pratica del tatuaggio è diventato pressoché un lavoro di artigianato che di artistico ha ben poco, dove i soggetti sono sempre gli stessi ripetuti all’infinito, fino al passare della moda del momento. Triste destino per una pratica che fin prima dell’avvento dei social network vantava il fatto che chi decideva di tatuarsi lo faceva per distinguersi, per una questione di appartenenza ad un certo tipo di società, per cultura delle proprie origini, e mai per moda.
Questo mi ha spinto a rimettermi in gioco poiché nell’arte tutto è possibile.
Il fatto di non impormi limiti nella sperimentazione e composizione delle opere lo trovo un atto sovversivo contro la mediocrità ed è quello che più si addice al mio bisogno come artista.
Nella pittura ho cercato di prendere una direzione diversa dalla body-art tenendo ben distinte le due cose. Ho abbandonato lo stile realistico per cercare qualcosa di nuovo che mi dia la possibilità di rappresentare i temi scelti in modo semplice e che le immagini abbiano un impatto narrativo in chi le guarda.
Sono stato influenzato da molti artisti e stili pittorici del passato; i più significativi, solo per citarne alcuni, direi Fortunato de Pero, Stanislav Szukalski, Giorgio de Chirico, Paul Klee, Wassily Kandinsky, ecc ecc.. (nominandoli tutti risulterei troppo prolisso), nelle mie ricerche ho estratto i punti salienti per ognuno, valutando ciò che più mi colpiva tecnicamente, poi li ho fusi insieme e questo è quello che faccio oggi, questo è il mio modo di dipingere e di vedere le cose.
Distorto nelle forme con tratti sintetici, la perdita d’identità del soggetto e il racconto dell’immagine nella superficie nello spazio e nella linea.


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