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Riccardo Gusmaroli

 

Riccardo Gusmaroli

Riccardo Gusmaroli nasce a Verona nel 1963, vive e lavora a Milano.

I suoi studi di fotografia e la duratura esperienza con Studio Azzurro, inducono a fondare nel 1984 Studio Acqua, consolidando la sua attività di fotografo d’architettura e di still life. Questo precoce percorso, che influenzerà la sua produzione artistica, e la fantasia multiforme nell’eseguire piccole composizioni utilizzando oggetti e materiali trovati nei cassetti, saranno elementi casuali che lo avvicineranno al mondo dell’arte contemporanea.

Sarà grazie all’intuizione del gallerista Franco Toselli che inizierà ad esporre, partecipando alla mostra “Imprevisto” organizzata da Luciano Pistoi, dedicata ai giovani più promettenti, inaugurata al Castello di Volpaia, a Radda in Chianti, in provincia di Siena nel 1991.

Così nel 1991 Gusmaroli si trova improvvisamente e inaspettatamente proiettato su un palcoscenico importante, dando vita a una cospicua produzione artistica; la libertà con cui spazia nella scelta dei materiali e delle superfici che utilizza è sorprendete, ma non casuale: percorre e rivisita in un viaggio infinito oggetti del nostro quotidiano, dai francobolli agli spartiti, le carte geografiche e le fotografie, i santini e i dadi da gioco. Il suo tratto esplode in segni cromatici con ironia ed elegante leggerezza offrendo una visione fantastica della realtà; la Galleria Sperone di New York e lo Studio Raffaelli di Trento, lo ospiteranno nel ’93 e nel ’94 per due mostre collettive

Il 2000 inaugura una fertile stagione espositiva, con personali presso la Galleria Tega di Milano, La Galleria Forni di Bologna, lo Studio Simonis a Parigi, ma anche in spazi pubblici come Viafarini a Milano con Accardi e De Maria.

Intanto Gusmaroli prosegue con grande libertà nella sua ricerca creativa, creando texture di grande eleganza formale e di lieve poesia.

Le barchette sono un’operazione minima che richiede la forza di “andare a togliere” e che caratterizza la ricerca dell’ultimo decennio. Sono i vortici di barche bianco su bianco che ripropongono viaggi immaginari, risultato di associazioni, sensazioni e collegamenti che scaturiscono dai materiali stessi. Una calcolata musicalità, raccontata dalle onde di carta piegata in forma di oggetti legati al tema del viaggio, si dipana nelle sue opere con una leggerezza di luce e ombra, pieno e vuoto, azione e non azione.

Ma non solo vortici di barchette: spirali di pastiglie che disegnano suadenti arabeschi, carte nautiche con mari increspati da una moltitudine di origami, buchi estroflessi che ipotizzano nuove morfologie vulcaniche e poi uova ricamate a traforo, alla maniera dei vecchi merletti, battaglie navali, lampadari di cristallo con le gocce dipinte da mille pittorici barbagli, fori su carta e coperte termiche e foto piegate come tappeti di stelle.



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