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Daniele D'Acquisto: LOG
01/11/2021

Daniele D'Acquisto: LOG

Nel 1965 Carl Andre sosteneva “Al posto di scolpire i materiali, io utilizzo i materiali per scolpire lo spazio”. L’impegno di Daniele D’Acquisto segue proprio un tale approccio, con opportuna ostinazione l’artista opera infatti su un fronte della ricerca che predilige l’assenza all’ostentazione, il rigore visivo alla voluttuosa costruzione di immagini e l’uso cosciente delle potenzialità dei materiali e dei loro rapporti con spazi e altri profili – dal legno al ferro, dal cemento alla corda – alla ciclica ripetizione di forme standardizzate. Eppure, osservando oggi il percorso dell’ultimo decennio di D’Acquisto, si ravvisa una specifica continuità e coerenza rispetto ad alcuni punti cardinali che appartengono di diritto alla scultura e alla sua genesi. Anzi, a quel genere della scultura che ha i medesimi principi enunciati da Andre nei Sessanta e perseguita, su fronti diversi, da nomi quali Pasquale Santoro, Nicola Carrino ed altri. Ai rigurgiti post informali, questi artisti infatti hanno preferito una scultura in grado di costruire forme dovute a specifiche progettualità, sempre meditate perché analiticamente orientate verso profili visuali compositi. Su questo solco opera certamente anche Daniele D’Acquisto, dopo aver tralasciato le prime esperienze figurali. Sono del 2011, difatti, i primi esempi di Strings: profili plastici in legno che si muovevano, sinuosamente, nello spazio, inglobando oggetti (provenienti da un possibile archivio d’affezione, che rintracciava nel suo studio) e relazionandosi dialetticamente con l’architettura di questo spazio di archeologia industriale – la galleria Gagliardi e Domke – dove oggi sono protagoniste le opere del progetto monografico Log. Tra verticalità e orizzontalità, si strutturavano così densi dialoghi tra oggetti e materie dal tenore diverso – un comodino, un pallone da rugby e una poltrona – in un allestimento in grado di far transitare i rapporti formali inglobandoli in un univoco sistema di pensiero, fluido e al contempo impenetrabile. Con Forming, l’artista ha tracciato su superfici murali brandelli di altri oggetti, appartenenti a una sua memoria privata, ma del tutto defunzionalizzati. Con una scia di spray, ha costituito traiettorie ben visibili sulla verticalità delle superfici, confermando anzitutto un presupposto predominante del suo fare: oggetti, tracce e relazioni si generano grazie a dispositivi in grado di auto organizzarsi. Sono presupposti che trovano una continuità anche nella mostra Log, che rappresenta dunque una sintesi, con l’esposizione di ventisei opere inedite concepite negli ultimi anni, di un percorso sistematico avviato dall’artista, attraverso la scultura e l’installazione. La sua ricerca gli ha consentito di esplorare i perimetri della forma e il rapporto tra strutture geometriche (i materiali) e specifici luoghi, espositivi ma anche mentali. L’artista scava così nelle fondamenta del linguaggio per evidenziarne le dinamiche interne.

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