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Flavio Tiberio Petricca CHAOSMOS
08/05/2021

Flavio Tiberio Petricca CHAOSMOS

Flavio Tiberio Petricca

CHAOSMOS

a cura di Gianluca Ranzi

Il lavoro del giovane artista romano Flavio Tiberio Petricca (1985) si contraddistingue per l’uso di materiali industriali come la gomma e il silicone, elementi che hanno conferito alla sua opera quel carattere plasticamente esuberante che è evidente sia nelle sue composizioni a parete, che nelle varie occasioni di interventi site-specific, da cui emerge il dialogo che il suo lavoro intrattiene con la storia, il paesaggio e la tradizione figurativa italiana.

Il rapporto con la storia dell’arte, declinato attraverso l’uso contemporaneo del silicone, appare in primo piano anche in quelle opere in cui la materia fuoriesce e contamina la cornice, sia essa barocca, dorata o ottocentesca, facendo apparire partiti decorativi e stili come frammenti superstiti e, come sottolinea il curatore Gianluca Ranzi nel testo in catalogo, aprendo scenari perturbanti che richiamano alla mente La metamorfosi di Franz Kafka o visioni da film di science/fiction.

Sono opere in cui la materia policroma, ribollente e seducente, crea un territorio di passaggio e di transizione: ammassi traslucidi di silicone nero, monocromi bianchi o azzurri che debordano o si accartocciano e sembrano sul punto di liquefarsi, di cristallizzarsi, di entrare in combustione.

E’ un mondo che offre poche certezze, in sintonia con la liquidità che circonda l’uomo d’oggi, e in questo aspetto sta la sua virtù: mostra le crepe dell’intero, volge il solido in fluido, si avventura nei meandri e si diverte a perdervisi, scopre o inventa infiniti passaggi, si appoggia e fiorisce su superfici dalle miriadi di rilievi puntinati, va alla deriva con un banco di pesci guizzanti o ammalia con centinaia di dita dalle unghie spennellate d’oro, sinuosi anemoni di silicone che incantano l’osservatore.

“Tuffandosi nella materia”, come scriveva Félix Guattari quando riprese il termine “chaosmos” dai Finnegans Wake di James Joyce, Petricca deforma e sfalda il perimetro chiuso dell’opera, esplorando la possibilità di una stretta rispondenza tra caos e complessità. Non c’è paesaggio, monumentale o privato, che non si faccia attraversare, plasmare, intaccare dalle visioni dell’artista. In questo modo la sua opera mostra di condividere un forte sentimento della storia che l’artista sa cogliere e tradurre in un linguaggio contemporaneo che unisce studio e istinto, astratto e figurativo, organico e inorganico.

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