ArtSail loading icon...
In Search of Our Ancestors’ Gardens
22/01/2020

In Search of Our Ancestors’ Gardens

Galleria Giampaolo Abbondio inizia il nuovo anno continuando nella propria vocazione di ricerca di nuove visioni, proponendo la mostra di Binta Diaw, giovane artista italo-senegalese alla sua prima personale nella sua città natale.
La ricerca di Binta Diaw rivela due anime profondamente interconnesse: da un lato una matrice intima e autobiografica, che la spinge nella lotta continua tra la sua Italianità e Africanità, per arrivare ad uno spazio di negoziazione identitario che le includa entrambe; dall’altro una conoscenza matura e appassionata dei Black, Cultural e Feminist Studies.
Un modello fondamentale in questo senso è stato per Binta la scrittrice, poetessa e attivista afro-americana Alice Walker, autrice della raccolta di saggi “In Search of Our Mothers’ Gardens” che rappresenta ad oggi un testo simbolo del femminismo black per la forza delle rivendicazioni politiche e sociali attraverso cui la Walker ha dato voce alle sofferenze, alle tragedie, alle ingiustizie e oppressioni vissute da donne nere ieri, come oggi. La contemporaneità del testo, ha portato l’artista ad immedesimarsi nelle parole e nel continuo questioning dell’autrice: “What does it means to be a black woman and an artist?”.
Il titolo della mostra, “In Search of Our Ancestors’ Gardens”, sottolinea l’importanza ancestrale degli Ancestors. Questi ultimi sono l’insieme di tradizioni, rituali, corpi, storie e voci mai ascoltate in netto contrasto con coloro che invece hanno scritto a modo loro la storia. La mostra si presenta, in una logica anti-coloniale, come uno spazio memoriale che omaggia la visibilità e l’importanza della vita, attraverso la simbologia della terra che é inscritta nel corpo umano.
Questa chiave di lettura, emerge con immensa potenza visiva nell’opera “Chorus of Soil”. Chorus of soil è una riproduzione di una nave da schiavi, su larga scala, di una planimetria settecentesca fatta di terra e di semi. L’installazione è concepita come spazio di memorizzazione, ma anche e soprattutto come spazio di nuova vita, perché si manifesta nel materiale utilizzato, dal quale possono crescere nuovi germogli.
La scelta di piantare semi di melone nasce da una riflessione dell’artista che l’ha portata a sottolineare il nesso tra i campi di cotone e le piantagioni mafiose del sud Italia, dove migliaia di migranti uomini e donne, sono sistematicamente sfruttati vivendo sotto la minaccia dei “caporali”. L’opera assume così una grandiosa valenza simbolica del fragile equilibrio tra vita e morte, e tra passato e presente.

Scopri di più

Binta Diaw, Paysage corporel III, 2018
Gessi colorati su stampa giclée su carta
100x100 cotone montata su dibond, 60 x 90cm
Csy the artist and Galleria Giampaolo Abbondio

Share

Cookie

Questo sito web utilizza cookie di terze parti

X
Questo sito utilizza cookie tecnici anonimi per garantire la navigazione e cookie di terze parti per monitorare il traffico e per offrire servizi aggiuntivi come ad esempio la visualizzazione di video o di sistemi di messaggistica. Senza i cookie di terze parti alcune pagine potrebbero non funzionare correttamente. I cookie di terze parti possono tracciare la tua attività e verranno installati solamente cliccando sul pulsante "Accetta tutti i cookie". Puoi cambiare idea in ogni momento cliccando sul link "Cookie" presente in ogni pagina in basso a sinistra. Cliccando su uno dei due pulsanti dichiari di aver preso visione dell'informativa sulla privacy e di accettarne le condizioni.
MAGGIORI INFORMAZIONI