Nn confronto (dialogo? Scontro?) fra due estreme funzioni della luce: rivelarci i colori o annullarli nella sommatoria degli stessi.
Gli artisti presenti in fiera con le loro opere sembrano aver preso partito e si schierano: Daniele D’Acquisto, Carlo Steiner, Margot Quan Knight dalla parte del bianco, utilizzando la luce per rivelare al visitatore il contenuto dell’opera, sempre frutto di un savoir-faire strettamente discendente dalla dottrina del metodo.
Una metodica maniacale in cui ci si può lungamente perdere osservando le opere dei tre artisti.
Dalla parte del colore si schierano invece Aurore Valade e Paolo Consorti. Affrontano il colore con due differenti tecniche, la fotografia (Valade) e la pittura (Consorti). Ma la fotografie di Aurore Valade non è solo fotografia, è messa in scena, è teatro, quindi e Aurore ama affollare le scene con centinaia di oggetti densi di colore capaci di contribuire a raccontarci la persona ritratta e che con grande maestria evita di far deraragliare nel kitch. E Paolo Consorti dipinge con la maestria di un maestro del passato, sorgenti di luce con esplosioni di cromia. Ma la sua pittura avviene anche in questo caso con una metodica che va svelata. La sua pittura viene attraversata e condizionata dalla digitalizzazione che ad ogni passaggio alimenta una nuova superfice su cui procedere col dipingere.
Alla fine troviamo una riconciliazione fra tutti gli artisti e le proposte presenti: convergono tutti verso la maestria, verso il buon modo di operare, senza sconto alcuno.
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