In un momento in cui siamo costretti a cambiare abitudini, anche i modi di vivere le nostre città appaiono diversi. A volte perché siamo costretti a prendere nuove direzioni per raggiungere i luoghi abituali, altre volte perché la solita folla è semplicemente scomparsa. Dobbiamo essere aperti a nuove prospettive.
Thomas Struth cerca luoghi silenziosi, viaggiando per le città in ore di totale quiete, Luisa Raffaelli inventa nelle notti suggestioni di serie oscure. Ahamad Nejad fissa la città "à l'envers" rivelando dettagli che in una normale veduta non si colgono, Marchetti Lamera insegue le ombre che il sole traccia sull'asfalto. E Andreas Leikauf propone città come fumetti, Gabriele Coi la scompone e poi la ricompone, mentre Miha Strukelj la scompone in pixel. Francesco Sena svela le sue forme nelle nebbie, Marco Memeo guarda dietro o, per essere più precisi, dentro i segni che popolano il paesaggio urbano. Margot Quan Knight si concentra sui problemi dei senzatetto. Piero Gilardi riflette su come l'intelletto umano genera diversi modi di vivere a diverse latitudini, e Vittorio Messina si sofferma sulle rovine del passato. Uno sguardo di Frank Thiel su una Berlino che cambia e di Emilie Di Nunzio Joly su luoghi immutabili filtrati da una pioggia malinconica. Infine, Aurore Valade esamina la città di Torino attraverso gli interni, mentre Spencer Tunick ci offre un solitario nudo davanti a una chiesa ed Enzo Isaia fa emergere come un missile dalle nebbie il simbolo di Torino, la Mole Antonelliana. Un monumentale "Stargate" di Fabio Viale regna su tutto e diventa una porta di accesso alla città.
Quindi benvenuti alla mostra "Thousand ways to say City"
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