ArtSail loading icon...
TRIMANI O TENEVAI
24/01/2023

TRIMANI O TENEVAI

Trimani o tenevai sarà la prima tappa di un viaggio attraverso l’evoluzione artistica di Giovanni Trimani, un viaggio alla scoperta delle sue mille sfaccettature.

Le opere di Giovanni Trimani filtrano le influenze dei maestri del passato, modulati in una chiave totalmente personale e contemporanea. Tra le varie opere di Trimani possiamo ritrovare Picasso, Maccari, Manzù, i colori fauves e la forza emotiva dell’espressionismo tedesco.

Giovanni Trimani è un artista che parte dalle esperienze del suo vissuto, elaborandole e proponendo le sue emozioni in una chiave quanto più universale possibile, affinché possa essere condivisa da chiunque. Ed è qui la forza di un artista: riuscire ad arrivare al cuore del fruitore, essere in grado di raccontare le emozioni del fruitore attraverso le proprie.


Ufficialmente la sua carriera professionale inizia nel 2007, ma in realtà il suo animo da artista comincia ad emergere ben vent’anni prima. In questa esposizione avremo l’occasione di ammirare alcuni lavori degli anni ’90, lavori totalmente destabilizzanti che celano però al loro interno il percorso che realizzerà negli anni futuri.

Le due opere sono Amica e Ballo, entrambe del 1999, due acrilici su legno che fanno emergere angosce, riflessioni, emozioni forti e contrastanti figlie della crudezza e dell’immediatezza dell’espressionismo tedesco che ci riconducono al carattere più intimo e meno fenomenico delle avanguardie di inizio Novecento.

La “morte” vista come una cara amica, e un “ballo” quasi ancestrale e primitivo che risveglia e destabilizza le viscere dell’interiorità umana.

Fin da questi primi lavori Giovanni Trimani ha posto al centro della sua ricerca artistica il segno e il colore, elementi che derivano da un amore spassionato appunto per l’arte espressionista, ma anche dal fascino per l’arte della vetrata.

Questo legame profondo con le vetrate gotiche ha delle radici personali. Fin da bambino, infatti, quando si recava alla tomba di famiglia al Verano, osservava incantato una vetrata che si accendeva grazie alla luce del sole. E quella visione dal sapore ultraterreno lo ha accompagnato nel suo percorso artistico.

Così come le vetrate, anche le opere di Giovanni Trimani richiamano i mosaici di piccoli pezzi di puro colore, connessi non da legature di piombo, ma dal segno nero che ha il compito di dare risalto al modellato, così come avveniva nel Medioevo.

Il colore acido e stridente che avevamo colto in nuce nei primi lavori di Trimani lo ritroviamo in tutti i successivi: dai Giullari, ai Nomadi, alle opere appartenenti al progetto AssediA.

Quest’ultimo progetto nasce da una serie di fortunate coincidenze volute forse dal destino. Due persone che riflettono sullo stesso tema nello stesso momento. Giovanni Trimani scrive una poesia inedita nel 2016; Francesca Bogliolo rilegge una sua poesia scritta l’anno prima. Entrambi decidono di organizzare una mostra personale sul tema sedia nel febbraio 2017 e così è stato.

La sedia è il soggetto da lui più rappresentato negli ultimi anni. La sedia concepita non come una natura morta, ma come una serie di ritratti che descrivono l’universo umano. Infatti ogni sedia è diversa dall’altra, tramite colori o forme. Ogni sedia racconta una storia.

Nella serie Sedia in stanza del 2016 chiaro è il legame con la scomposizione cubista di Picasso o Braque, in cui viene annullato qualsiasi rapporto prospettico e gli elementi vengono inseriti in uno spazio costruito oniricamente.

I colori e il segno continuano ad essere i protagonisti assoluti delle sue opere: colori puri e accesi che contrastano con il nero del segno di contorno che ci riporta lì, al colore dell’espressionismo e alla luce magica delle vetrate medievali.

La dimensione onirica e la scomposizione cubista della realtà la ritroviamo anche nelle serie Giullari e Nomadi in cui è forte il richiamo alla memoria dell’Art Brut di Jean Dubuffet, ma soprattutto il ricordo dei volti di Mino Maccari, e il suo disegno violento, grafico e dalle pennellate veloci.

Giovanni Trimani ha sperimentato tutte le tecniche pittoriche, dall’olio, all’acquarello, dal pastello alla tempera, focalizzandosi poi sull’acrilico. In scultura, invece, si è dedicato alla lavorazione del ferro.

Nell’esposizione Trimani o tenevai saranno in mostra anche opere scultoree come Matite del 2016, in cui vengono trasposti in scultura tutti gli elementi che prendono vita
attraverso la materia pittorica sulle sue tele: la sedia bidimensionale acquista una
tridimensionalità divenendo ferro, così come i colori acrilici che utilizza nei suoi quadri
acquistano un corpo, divenendo matite.
Quest’opera si trasforma in metafora del precario equilibrio dell’esistenza umana: una vita in bilico tra lance appuntite.

Tutte le opere di Giovanni Trimani sono autobiografiche, ma non autoreferenziali. Infatti l’artista vuole parlare allo spettatore, realizzare opere in cui il fruitore può entrare, opere in cui il fruitore può riconoscersi. E l’opera per Giovanni si accende, acquista un senso, solo quando lo spettatore la osserva.

Giovanni Trimani non dipinge solo per lui, ma per chiunque abbia la volontà di entrare nel suo mondo. (Emanuela Di Vivona)

Share

Cookie

Questo sito web utilizza cookie di terze parti

X
Questo sito utilizza cookie tecnici anonimi per garantire la navigazione e cookie di terze parti per monitorare il traffico e per offrire servizi aggiuntivi come ad esempio la visualizzazione di video o di sistemi di messaggistica. Senza i cookie di terze parti alcune pagine potrebbero non funzionare correttamente. I cookie di terze parti possono tracciare la tua attività e verranno installati solamente cliccando sul pulsante "Accetta tutti i cookie". Puoi cambiare idea in ogni momento cliccando sul link "Cookie" presente in ogni pagina in basso a sinistra. Cliccando su uno dei due pulsanti dichiari di aver preso visione dell'informativa sulla privacy e di accettarne le condizioni.
MAGGIORI INFORMAZIONI