Il contrasto che si crea tra le forme facili immediatamente leggibili, i titoli che fanno spesso sorridere con intelligenza e ancora le citazioni latine che inseriscono nel discorso una nota etica, anche se mai moraleggiante, inducono l'osservatore a riflettere con leggerezza sulle abitudini vuote, sulle ossessioni e sulle manie di una borghesia convenzionale e povera di autocritica.
La pittura di SCIFF è senza dubbio Pop e dalla Pop Art degli anni sessanta riprende la pubblicità, la mercificazione dei prodotti, i modelli dei mass media, gli stereotipi popolari.
Ma l'artista traduce tutto ciò seguendo due binari che sono sempre presenti in ogni opera e connotano con coerenza un percorso iniziato in età adulta legato sottilmente anche ad una vita di lavoro nel campo del Design, a stretto contatto con personaggi tra cui Vico Magistretti.
Se dalla progettazione industriale deriva una predisposizione alla linearità e all'armonia cromatica, le due direttrici della ricerca di SCIFF sono, da un lato un'ironia che dissacra gli elementi basilari della Pop Art novecentesca, dove nulla veniva messo in discussione, dall'altro l'esibizione di una cultura classica che lo spinge ad apporre su ogni quadro o scultura, un bollino dai colori vivaci recante un motto latino.