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AI Art e diritto d’autore: alla ricerca di un paradigma legale
10/01/2024

AI Art e diritto d’autore: alla ricerca di un paradigma legale


di Avv. Alice Brancati, Pavesio e Associati with Negri-Clementi


Nell'era digitale, il confine tra l'artista umano e l'Intelligenza Artificiale (IA) sta diventando sempre più sbiadito, aprendo le porte a un complesso dibattito sul diritto d'autore. Chi è l'autore di un'opera d'arte generata da un algoritmo? Questa domanda, un tempo astratta, è diventata il fulcro di controversie legali internazionali.
L'interrogativo centrale ruota attorno alla paternità delle creazioni e se questa debba essere riconosciuta a chi sviluppa l'algoritmo, a chi fornisce l'input originale all'IA per "addestrarla", nutrendola di immagini da cui attingere, agli autori delle immagini utilizzate, a chi dà all'IA l'input finale, impartendo le istruzioni sull'aspetto dell'immagine che si desidera creare; o, ancora, considerando che l'opera è il frutto di un processo automatico, se non sussista alcuna tutela autoriale e la creazione finale debba considerarsi di pubblico dominio.
La proliferazione di piattaforme generatrici di opere create da IA (la cosiddetta AI Art) – come DALL·E, Stable Diffusion, Midjourney, e DeviantArt – ha alimentato questa urgenza di definire un paradigma legale. Molteplici giudici nel mondo sono stati chiamati a pronunciarsi in merito. Negli Stati Uniti, in particolare, già diverse decisioni hanno affrontato il tema dell'autorialità delle opere d'arte create dall'IA.







Recentemente, una class action "putativa" (ossia una causa promossa da uno o più soggetti per conto di un potenziale gruppo di individui appartenenti alla stessa categoria) ha suscitato interesse pubblico: diversi artisti hanno fatto causa a Stability AI, Midjourney e DeviantArt per presunta violazione del loro diritto d'autore, giacché tutte queste piattaforme IA sono "addestrate" attraverso l'utilizzo non autorizzato di immagini protette da copyright. Tuttavia, a fine ottobre la Corte ha respinto quasi tutte le richieste, considerate carenti sotto diversi profili – primo fra tutti, il fatto che molte delle opere degli artisti che hanno esperito la class action non erano state registrate presso il U.S. Copyright Office, requisito necessario negli Stati Uniti per promuovere azioni legali in materia di diritto d'autore.

Il giudice ha, invece, accolto la possibilità di procedere con la domanda contro Stability AI per la presunta violazione del copyright effettuata attraverso la raccolta e riproduzione senza autorizzazione di immagini al fine di "addestrare" l'algoritmo. Tuttavia, anche in questo caso la Corte ha espresso perplessità in merito al possibile accoglimento delle richieste di risarcimento, senza dimostrazione di una sostanziale somiglianza tra le opere prodotte dall'IA e quelle degli artisti.
Se, per ora, le Corti statunitensi hanno manifestato apertura nei confronti delle piattaforme IA, lo stesso non può dirsi per i creatori di AI Art. Il U.S. Copyright Office ha in più occasioni respinto le richieste di registrazione del copyright per immagini create da IA, affermando che manchi il requisito della "human authorship" (autorialità umana, ndr). L'artista Stephen Thaler ha presentato ricorso contro una di queste decisioni, ma senza successo.

Un possibile spiraglio giuridico per il riconoscimento del diritto d'autore degli artisti che sfruttano l'IA potrebbe emergere dimostrando di aver dato istruzioni così dettagliate all'IA da conferirle quella "human authorship" richiesta, ma cosa possa considerarsi sufficientemente dettagliato è un'area grigia soggetta a interpretazione. Questa incertezza traspare nel confronto tra gli Stati Uniti e la Cina, laddove quest'ultima ha adottato una posizione più favorevole nei confronti degli artisti che sfruttano l'IA rispetto alle decisioni finora pronunciate negli Stati Uniti.

Infatti, la Corte Internet di Pechino a fine novembre 2023 ha riconosciuto il diritto d'autore su di un'immagine generata dall'IA, affermando che il diritto d'autore cinese tutela le opere dotate di originalità che sono un "prodotto intellettuale", e tale può considerarsi anche un'opera che è stata creata impartendo istruzioni a un'IA.
In questo labirinto legale, il futuro dell'AI Art rimane avvolto in un'atmosfera di incertezza. Mentre le Corti si scontrano su interpretazioni legali divergenti, la definizione di "human authorship" resta un terreno grigio e problematico. Tuttavia, questo dibattito rappresenta un punto di svolta nell'evoluzione dell'arte, mettendo in discussione la stessa natura della creatività umana e aprendo le porte a nuovi paradigmi nell'era digitale.


Alice Brancati è associate e membro del dipartimento arte dello studio legale Pavesio e Associati with Negri-Clementi. Appassionata di diritto d’autore e diritto dell’arte, si è laureata con lode e menzione all’Università degli Studi di Torino, presentando una tesi di diritto internazionale sulle problematiche del riconoscimento del diritto d’autore per l’arte digitale. Nel suo percorso accademico si è specializzata in questa materia frequentando, fra gli altri, il corso offerto dalla Harvard Law School in materia di copyright e quello di da Christie’s Education sulla Crypto Art. Ha, inoltre, approfondito gli studi in diritto internazionale, comparato e dell’arbitrato frequentando il Center for Transnational Legal Studies a Londra e partecipando al progetto Willem C. Vis International Commercial Arbitration Moot.

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