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Enrico Maria Lattanzi

 

Enrico Maria Lattanzi

Enrico Maria Lattanzi è mosso da una ricerca fotografica. Di più, da un ascolto. Un osservare se stesso e un percepire l’esterno, cogliendo di entrambi la dimensione più intima e silenziosa, quella che va a cadere sulle immagini ricoprendole di una sospensione temporale nella quale si nascondono piccoli prodigi.

Lo Still life è la scelta.

Netta, raffinata, e l’immagine, che appare quieta, in realtà racchiude una grande energia.

Il gusto pulito, che coniuga casualità e rigore compositivo, è una cifra stilistica irrinunciabile in cui sempre si colloca forte l’uso della luce in senso plastico o pennellato, spesso col risultato di neri terrosi che spingono in profondità.

Tuttavia l’obiettivo indugia anche in nuance più tenui, penombre che concorrono al carattere narrativo di alcune tematiche, o colori che, indagati in piena luce, bucano il supporto bidimensionale quasi con un balzo prospettico. Il tema maggiormente studiato è quello del residuo, tutto ciò che è lasciato andare, scoria del mare, traccia di ciò che è stato, scarto di un antico mestiere, e con esso si sonda la trasformazione, l’azione del tempo che rende vissuto ciò che una volta era vivo, che rende ricordo ciò che era azione.

Ombre, spigoli o filamenti sono delineati dalla personalità schiva del fotografo con una luce sapiente, gravida di senso e grande comprensione delle composizioni. L’esistenza soggetta alla metamorfosi biologica e al mutamento nostalgico della memoria si affianca poi a tematiche più figurative, forme femminili considerate però come fossero anch’esse degli still life, talmente permeati dalla spinta interiore del fotografo da rappresentare un transfert del suo universo, divenendo sue emanazioni e puri mezzi espressivi del suo silenzioso linguaggio

Enrico Maria Lattanzi è pittore e scultore, anche se usa l’obiettivo fotografico.

Come pittore è erede della grande tradizione luministica del Seicento italiano, di quel Caravaggio, soprattutto, che fu maestro insuperabile del realismo morale e di verità, le cui dimensioni elevate seppe raggiungere mediante l’uso sapiente della luce: con le forti e nette contrapposizioni chiaroscuri che danno verità e rilievo di segno, colore e volume, alle cose rappresentate.

Anche la fotografia di Lattanzi “dipinge” il reale con luci sapienti che si oppongono vive e decise alle ombre o addirittura alla totalità del buio.
Armando Ginesi



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