Marmo e pelliccia
Roma, 1979
Vive e lavora a Torino
L'obiettivo del suo lavoro è quello di catturare, attraverso una forte affinità con la materia, la sensibilità umana, per rivelarla attraverso l'uso dei nostri sensi. Sono i nostri sensi e percezioni della realtà che ci permettono di evocare la memoria comune e di far emergere le nostre emozioni, definendo le nostre identità individuali e collettive. Le sue sculture agiscono quindi come rivelatori di forze che ci attraversano e ci muovono, le quali rimangono in gran parte invisibili o inafferrabili, come l'inconscio collettivo di Jung. La ricerca artistica di Jacopo Mandich presenta in un linguaggio poliedrico e rizomatico diverse contrapposizioni paradossali che, a livello metaforico, mettono in moto queste forze e le diverse tensioni che generano. Tensioni fisiche ed esplicite di carattere temporale sui materiali, ma anche tensioni luminose dell’aspetto etereo caratterizzano le sue opere.
Nel 2005 si laurea presso l'Accademia di Belle Arti di Roma, nel 2006 vince il premio Edgardo Mannucci. Espone a Roma nel 2014 con le mostre "Cosmogonie" presso la Galleria Varsi e "A Ferro e Fuoco" presso la Galleria FABER. L'anno seguente frequenta i corsi biennali dell'Accademia di Urbino e di Torino, nello stesso anno viene invitato a partecipare alla Biennale degli Urali in Russia.
Lavora su commissione per la realizzazione di opere site specific.